Dopo aver approfondito, nel precedente articolo, il funzionamento degli strumenti inflation-linked e le ragioni per inserirli in portafoglio, ci concentriamo ora sulla situazione attuale del mercato italiano. L’obiettivo è passare dalla teoria alla pratica, cercando di comprendere il confronto tra BTP Italia e BTP tradizionali a tasso fisso, in un contesto in cui l’inflazione ha iniziato a normalizzarsi dopo i picchi del 2022-2023, ma che resta un tema centrale per risparmiatori e investitori istituzionali.
BTP Italia e BTP tradizionali: differenze di base
Come abbiamo visto nell’ultimo articolo, i BTP Italia sono titoli di Stato indicizzati all’inflazione italiana (indice FOI, al netto dei tabacchi). In pratica, come funzionano?
Ogni sei mesi l’investitore riceve una cedola composta da una parte fissa (stabilita all’emissione) e da una parte variabile legata all’inflazione registrata nel semestre precedente. Contestualmente, anche il capitale viene rivalutato in base allo stesso dato inflattivo. In questo modo, semestralmente, l’investitore beneficia sia della cedola mista (fissa + variabile), sia della rivalutazione del capitale, con l’effetto di mantenere il potere d’acquisto nel tempo.
I BTP tradizionali, invece, pagano cedole fisse calcolate sul valore nominale, indipendentemente dall’andamento dell’inflazione. Offrono quindi certezza sui flussi, ma non protezione del potere d’acquisto. La scelta tra le due tipologie dipende in larga parte dalle aspettative di inflazione futura e dalla propensione al rischio dell’investitore.
Cerchiamo ora di confrontare BTP Italia e BTP tradizionali. Per farlo introduciamo in modo semplice due concetti tecnici ma fondamentali:
- Inflation swap: rappresenta una misura sintetica delle aspettative inflazionistiche di mercato. Se, ad esempio, lo swap a cinque anni quota 2%, significa che il mercato si aspetta un’inflazione media annua del 2% nei prossimi cinque anni.
- Breakeven inflation: è il livello di inflazione attesa che rende indifferente investire in un BTP nominale o in un BTP Italia. Se l’inflazione effettiva sarà superiore al breakeven, il BTP Italia offrirà un rendimento migliore; se sarà inferiore, il vantaggio resterà ai BTP a tasso fisso. Questo parametro è quindi una soglia di confronto tra rendimento reale e rendimento nominale.
La differenza tra breakeven e inflation swap fornisce anche un’indicazione di eventuali inefficienze o opportunità di arbitraggio sul mercato.
Nella tabella seguente sono riportate nella prima colonna tutte le emissioni di BTP Italia presenti oggi sul mercato e, per ciascuna, il confronto con i BTP a tasso fisso di pari scadenza.
Tabella BTP Italia (dati aggiornati al 13 ottobre 2025)

Le colonne rappresentano:
- BTP pari scadenza: rendimento a scadenza offerto da un BTP tradizionale.
- Rendimento “zero inflation”: rendi-mento a scadenza dei BTP Italia se l’inflazione fosse nulla per l’intera durata del titolo.
- Breakeven inflation: livello di inflazione che rende indifferente investire in un BTP nominale o in un BTP Italia.
- Inflation swap: aspettative di inflazione del mercato.
- Arbitraggio: differenza tra inflation swap e breakeven, utile a individuare eventuali margini di convenienza.
- Rendimento a scadenza con inflazione: rendimento stimato dei BTP Italia includendo l’inflazione attesa.
Da questi dati emerge un punto chiave: se l’inflazione fosse pari a zero, i BTP Italia offrirebbero rendimenti inferiori ai BTP tradizionali. Viceversa, considerando l’inflazione attesa, i BTP Italia risultano più generosi. Il loro valore aggiunto dipende quindi dal fatto che, a differenza dei titoli nominali, sono legati a una variabile incerta: l’andamento effettivo dei prezzi al consumo. Se le aspettative incorporate negli inflation swap si rivelassero corrette, i BTP Italia garantirebbero un vantaggio; se l’inflazione effettiva fosse superiore, il vantaggio aumenterebbe ulteriormente. Al contrario, se si rivelasse più bassa delle attese, sarebbero i BTP a tasso fisso a risultare più convenienti.
In sintesi, la valutazione richiede di stimare quanto riteniamo affidabili le attuali previsioni di mercato, tenendo presente che il rendimento finale dei BTP Italia dipende direttamente dall’inflazione realizzata. Questo conferma che la scelta tra i due strumenti deve basarsi su una visione prospettica e sulla capacità di leggere il contesto macroeconomico.
Contesto macroeconomico attuale
Per interpretare correttamente i dati è necessario inserirli nel quadro attuale. Dopo l’impennata inflattiva globale del 2022-2023, dove l’inflazione in Italia ha toccato picchi di oltre l’11%, i prezzi al consumo in area euro si sono gradualmente raffreddati, pur restando sopra l’obiettivo del 2% fissato dalla BCE.
Per permettere questo raffreddamento, la BCE ha adottato una politica monetaria restrittiva, portando nel 2023 i tassi ufficiali ai massimi da oltre un decennio mentre, da poco più di un anno, ha iniziato ad allentare la pressione. Questo contesto ha impattato sia sui rendimenti dei BTP nominali, sia sulle valutazioni dei titoli indicizzati. Oggi il mercato si muove tra due forze contrapposte: da un lato la discesa dell’inflazione, dall’altro la persistenza di rischi geopolitici ed energetici che potrebbero riportarla sopra le attese. Clicca qui per vedere l’impatto nel 2022.
I dati aggiornati confermano la validità dei BTP Italia come strumenti utili non solo in fasi di alta inflazione, ma anche in un contesto di normalizzazione. La loro inclusione in portafoglio permette di bilanciare rendimento e protezione, soprattutto in un orizzonte di medio-lungo termine.
La scelta va tarata sull’orizzonte temporale, sul profilo di rischio e sulle aspettative personali o istituzionali sull’andamento dei prezzi. In questo quadro, una consulenza indipendente rappresenta uno strumento fondamentale per tradurre i dati di mercato in decisioni consapevoli ed evitare letture superficiali dei numeri.
In definitiva, nessuno possiede la “sfera di cristallo” sull’evoluzione dei mercati e dell’economia. Una corretta diversificazione può creare valore anche nella quota di patrimonio dedicata alle obbligazioni. Se lo scenario dovesse cambiare e l’inflazione tornasse a salire, avere in portafoglio uno strumento indicizzato all’inflazione di medio-lungo termine, acquistato in tempi non sospetti, può proteggere il capitale e generare rendimenti superiori rispetto a un BTP tradizionale.