15 Marzo 2024

Oro: asset rifugio?

L’oro è considerato il bene rifugio per eccellenza. All’interno dei portafogli di investimento l’oro ha una funzione ben precisa: oltre ad essere una riserva di valore, l’oro è un asset correlato negativamente con l’andamento del comparto azionario e, in misura inferiore anche dal comparto obbligazionario.

Cosa significa?

Quando il mercato azionario subisce dei crolli, il comportamento dell’oro tendenzialmente risulta l’opposto, cioè si apprezza.

Questo permette di proteggere il portafoglio di investimento in momenti di crisi e di abbassarne il rischio complessivo.

L’oro, considerando gli ultimi cinque anni, ha messo a segno una performance pari a +66,79% in dollari, come evidenziato dal grafico. Solo nel 2023, il prezzo dell’oro spot in dollari è salito del +13,10%.

Attualmente il prezzo del metallo giallo sembrerebbe essersi consolidato oltre la soglia critica dei 2.000 dollari l’oncia e cio, come segnalato in diverse ricerche di mercato, rappresenta un segnale di forza del mercato. Questo segnale di forza è tuttavia coinciso con un contesto di mercati azionari tendenzialmente positivi. Ci si chiede quindi se l’oro abbia perso la sua caratteristica di anticiclicità in quanto, negli ultimi mesi, la correlazione risulta completamente invertita rispetto allo storico.

Tuttavia, il movimento rialzista sembrerebbe essere sostenuto da alcuni trend quali ad esempio i forti flussi di acquisto del metallo giallo da parte di alcune Banche Centrali, in particolare da parte di quella cinese, circostanza questa che — oltre a sostenere la domanda del prezioso e, di conseguenza, le sue quotazioni — non appare un buon segnale per i mercati di rischio.

Nel 2022 e 2023 la domanda di oro da parte delle Banche Centrali è stata la più forte mai registrata.

Oltre alla Banca Centrale Cinese, altre banche come quella indiana e di altri stati di paesi emergenti, non perfettamente allineati al blocco occidentale — visto il precedente delle sanzioni internazionali inflitte alla Russia che hanno colpito anche le riserve estere del Paese — stanno fortemente incrementando le risorse auree a discapito dell’acquisto di treasuries. Questo meccanismo è detto processo di “dedollarizzazione delle riserve” e sta contribuendo al rialzo del metallo giallo.

Inoltre, anche le tensioni geo-politiche come i conflitti in Medio Oriente e nonché tra Russia e Ucraina fanno si che l’oro rimanga al centro dell’attenzione come bene rifugio.

Un ulteriore tema che sostiene le quotazioni riguarda l’andamento dei tassi d’interesse nel prossimo futuro: se la Federal Reserve e la BCE dovessero tagliare i tassi d’interesse, gran parte dei flussi di investimento che si sono registrati da parte degli investitori retail verso la componente obbligazionaria, con la riduzione dei rendimenti, potrebbero tornare sull’asset dell’oro, sostenendone il prezzo.

Nel caso in cui le banche centrali non tagliassero i tassi d’interesse con la rapidità che oggi il mercato si attende (3 ribassi in corso d’anno), i flussi di investimento continuerebbero ad affluire sul mercato obbligazionario a discapito di quello dell’oro; il prezzo della materia potrebbe ritracciare dai recenti massimi. A sostegno di quest’ultima tesi vi sono i dati sull’occupazione, soprattutto statunitense che continuano ad essere molto forti unitamente all’aumento dei salari: tutto ciò potrebbe non far scendere l’inflazione così velocemente come previsto ovvero rallentare il percorso di discesa dei tassi.

Il livello generale di incertezza rende ragionevole il mantenimento di una percentuale di oro nei portafogli, tendenzialmente efficace nei momenti di violento risk-off e di maggior tensione.

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